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LA COMUNICAZIONE MEDICO-PAZIENTE COME MOMENTO DI CURA, di Michele Cassetta

La Medicina sta cambiando, così come il rapporto tra medico paziente: non è più sufficiente curare la malattia, ma è divenuto indispensabile prendersi cura della persona e valorizzare la relazione interpersonale.
I vantaggi derivanti da una comunicazione efficace si riflettono sulla qualità della vita professionale e personale del medico e possono influenzare i processi di guarigione del paziente.
La Stessa Organizzazione Mondiale della Sanità si è espressa chiaramente su come la salute non possa essere considerata più come semplice assenza di malattia, ma debba essere intesa come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale”, proponendo così un modello “bio-psico-sociale” che ha sostituito quello “bio-medico”, di ispirazione cartesiana, nel quale si tendeva a curare la malattia, scindendola dal malato.

Il momento dedicato alla comunicazione con il paziente deve essere considerato a tutti gli effetti un vero e proprio “momento di cura” e come tale deve essere gestito, con preparazione e attenzione.
Talvolta i medici lamentano di non avere a disposizione tempo e spazio necessari da dedicare alla comunicazione e le organizzazioni sanitarie dovrebbero addestrarli ad utilizzare nel modo migliore quello disponibile. Oggi è infatti evidente che i medici non possano più affidarsi al proprio istinto comunicativo ma che le competenze relazionali debbano acquisite e migliorate con specifici percorsi di formazione e apprendimento.

Il rapporto tra medico e paziente è per natura asimmetrico, nel senso che è il sanitario a dover rappresentare una guida autorevole nel percorso terapeutico. Per anni questa relazione è stata interpretata in maniera eccessivamente paternalistica, nel senso che il medico decideva per il bene del paziente, senza il suo necessario coinvolgimento e assumendosi le responsabilità delle scelte terapeutiche. Questa tipologia di relazione è oggi fuori tempo e non può condurre ad alleanze terapeutiche di qualità.

La modalità certamente auspicabile in questo periodo è un modello cooperativo, nel quale il medico fa lo sforzo di comprendere il significato che la patologia rappresenta per il paziente, sulla base di un percorso basato sulla fiducia reciproca e nato dall'approccio empatico alla relazione.

La competenza linguistica del medico è molto importante per generare fiducia e l'utilizzo di termini scientifici e poco comprensibili è una delle maggiori cause di fraintendimento con il paziente.
Troppo spesso il medico parte dal presupposto che il paziente, a dire il vero sempre più informato sui temi della salute, conosca gli argomenti dei quali si sta parlando.
Diversi studi dimostrano invece quanto poco il paziente ricordi, anche a causa dei contesti ambientali sfavorevoli e delle interferenze che disturbano l'arrivo del messaggio.
Una frase che per il medico appare banale come “la terapia farmacologica serve a tenere sotto controllo i valori pressori e quelli della coagulazione per evitare problemi cardiovascolari e fenomeni emorragici”, ad alcuni pazienti potrebbe risultare assolutamente incomprensibile.

Anche le parole che il paziente utilizza per descrivere la propria esperienza possono offrire numerosi spunti per il medico attento e desideroso di interpretarne il significato profondo, ma è necessario ricordare che per poter dare valore alle parole del paziente, gli si deve concedere il tempo adeguato per poterle esprimere, adottando una tipologia di ascolto rispettoso dei tempi individuali di esposizione.

Uno dei vantaggi derivanti da un buon livello di comunicazione tra il medico e il paziente è l'aumento della compliance nei trattamenti terapeutici. Per compliance si intende “la misura in cui il comportamento del paziente, in termini di assunzione di farmaci, mantenimento di una dieta o di altre variazioni dello stile di vita, coincide con le prescrizioni del medico” (Sacket, 1979).
In molti casi il medico, quando deve convincere il paziente a modificare stili di vita abituali (smettere di fumare, seguire scrupolosamente le terapie farmacologiche, effettuare visite di controllo, fare adeguata attività fisica o migliorare l'alimentazione), può trovarsi di fronte a resistenze che è necessario affrontare con una buona competenza comunicativa. Quando manca da parte del medico questa capacità si possono verificare situazioni di non-compiance e di non-aderenza, nelle quali si perde il clima di cooperazione e fiducia nel rapporto. Solo stabilendo un livello di comunicazione empatica e comprensiva e riuscendo a motivare il paziente in maniera personalizzata è possibile ottenere quell'aderenza al trattamento che sta alla base di ogni successo terapeutico.
Stiamo vivendo un momento complicato nella relazione tra medico e paziente ed è necessario maturare la consapevolezza da parte di entrambi che la comunicazione efficace può migliorare i processi di guarigione e reazione alla malattia da parte del paziente e l'esperienza professionale e personale da parte del medico.

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L' ASCOLTO come fonte della consapevolezza e della collaborazione nei processi di guarigione, il lavoro di approfondimento da parte della medicina ufficiale in tempi di grandi cambiamenti di paradigma nella testimonianza del Dott. Prof. Michele Cassetta, medico-chirurgo che, parallelamente all'attività professionale si occupa di comunicazione in ambito sanitario. Già docente di “Comunicazione Medico-Paziente” presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Bologna. Componente, a livello nazionale,
dell'Area Strategica Comunicazione della FNOMCeO. Autore di libri e articoli, partecipa come relatore a Corsi e conferenze, attività questa che lo ha visto relatore anche per il Centro Studi Rosacroce nella serie di incontri "Il Graal del Presente" presso la Libreria Ibis Esoterica di Bologna, nell'area tematica della CURA come principale espressione della Coscienza attuale.

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